Artigianato

Fabergé LE UOVA IMPERIALI

Poco più di una decina di anni addietro un rigattiere del Midwest acquistò a un mercatino delle pulci un piccolo uovo d’oro che nascondeva al suo interno un orologio Vacheron Constantin. Qualche anno più tardi il commerciante si imbatté in un articolo del Telegraph che mostrava la foto di una delle otto uova imperiali scomparse di Fabergé; fu in quel momento che realizzò di essere lui l’ignaro proprietario e che l’oggetto, inizialmente acquistato per poco più di diecimila dollari, possedeva invece un valore stimato vicino ai trentatré milioni di dollari.

Ovviamente la notizia fece il giro del mondo e in poco tempo le leggendarie uova imperiali di Fabergé tornarono nuovamente sotto i riflettori. Ma la loro storia va bene oltre questo curioso aneddoto…

In corrispondenza della Pasqua del 1885 lo Zar Alessandro III commissiona all’allora già rinomato gioielliere russo (ma di origini francesi) Peter Carl Fabergé, una sorpresa da donare alla moglie Marija Fëdorovna.

Fabrgé realizza per l’occasione un oggetto unico: un piccolo uovo smaltato e strutturato come una matrioska. Al suo interno vi era un tuorlo in oro che a sua volta nascondeva una gallina, dentro di essa una copia in miniatura della corona imperiale e, infine, all’interno di quest’ultima la sorpresa finale: un piccolo rubino a forma di uovo.

La zarina rimase talmente entusiasta del dono ricevuto che Fabergé venne nominato ‘Fornitore di Corte’. Da quel momento in poi il gioielliere dovette realizzare ogni anno un uovo con una sorpresa al suo interno. E ogni anno doveva ottenere il medesimo risultato: sbalordire.

E così accadde, anzi, a partire dall’anno dell’incoronazione dell’ultimo Zar di Russia Nicola II, le uova da produrre divennero addirittura due: una per la madre e una per la moglie dell’imperatore.

Ogni anno venivano realizzati dei veri e propri capolavori di gioielleria, la maggior parte dei quali richiedevano infinite ore di lavoro e un’elevatissima abilità artigianale. Ma considerando che all’apice della carriera Fabergé aveva alle sue dipendenze quasi 500 tra gioiellieri e artisti, e che tra questi rientravano alcuni tra i più grandi maestri orafi del periodo, il grande sforzo richiesto dalle uova imperiali non divenne mai un problema così insormontabile.

I temi e l’aspetto delle uova variavano di volta in volta, spesso venivano influenzati da eventi memorabili e riconducibili alla Storia della Russia imperiale. Come avvenne nel 1900, quando l’uovo realizzato rendeva omaggio alla costruzione della Transiberiana. In questa occasione l’esterno del guscio riportava l’ originale itinerario ferroviario; la sorpresa era invece una copia in miniatura del treno realizzata in oro e platino e perfettamente funzionante grazie ad un ingegnoso sistema meccanico.

In totale furono realizzate cinquantadue uova imperiali (di cui le ultime due incomplete), innumerevoli i materiali  preziosi utilizzati e innumerevoli le tecniche adottate, molte delle quali rappresentavano per l’epoca una vera e propria rivoluzione nel settore dell’oreficeria.

L’ultima commissione risale al 1917, anno in cui a seguito della Rivoluzione di Febbraio la Dinastia Romanov si estinse e Fabergé, a causa della nazionalizzazione della sua Maison, abbandonò la Russia ponendo fine alle sue incredibili creazioni.

San Pietroburgo, Marzo 2018